venerdì 12 aprile 2013

Petrolio Mediterraneo: l’impatto sui Cetacei

Pubblicato su Mare Mag (vedi articolo originale)

Nella prima fase, dove si cerca di capire se sono presenti giacimenti di idrocarburi nel sottosuolo,  viene impiegata una tecnica sismica di riflessione conosciuta con il termine air-gun, che si riferisce allo strumento operativo utilizzato. Sappiamo tutti che i Cetacei hanno un senso molto sviluppato: l’udito. Questo senso permette non solo di orientarsi (con il complesso sistema di ecolocalizzazione) ma anche di comunicare tra i propri conspecifici e individuare prede da stordire con particolari emissioni sonore. Nelle vicinanze di questi animali marini un intenso ed improvviso rumore, che viene aggiunto al già disturbante rumore di fondo del mare (soprattutto se di origine antropica), potrebbe provocare danni anche irreversibili.
Gli air-gun dunque, che sono diverse decine per navedurante ogni campagna di ricerca di idrocarburi, sono dei potenziali killer per questi mammiferi marini, visto che possono creare un rumore fortissimo. I Cetacei potrebbero perdere l’orientamento fino a spiaggiarsi, potrebbero interrompere particolari attività, come ad esempio la cura della prole, potrebbero addirittura subire mortali danni fisiologici. Per alcune specie particolari, come accade per i Capodogli o gli Zifii, che si immergono fino a diversi chilometri di profondità tanto da essere considerati degli animali record nella subacquea, un suono ad alta intensità può far spaventare gli esemplari e costringerli ad una rapida emersione, così improvvisa che non riuscirebbero a decomprimere (proprio come fanno i sommozzatori) fino a morire per embolia (“gas and fat embolic syndrome”).
E’ stato osservato, ad esempio, come i Capodogli nei pressi di air-gun operativi assumessero un atteggiamento anomalo rimanendo immobili in superficie, mentre, di solito, occupano gran parte del loro tempo a ricercare prede nel fondale marino. Spesso i progetti che descrivono queste attività non analizzano in dettaglio la bibliografia che testimonia la presenza di Cetacei nelle zone soggette a tali operazioni. Senza analizzare quanti e quali Cetacei sono presenti, il rischio risulta altissimo. Inoltre, non si fa cenno ai criteri di selezione del personale addetto all’avvistamento di Cetacei (MMO Marine Mammal Observer) che lavora a bordo delle navi, né  viene indicato nessun nominativo o curriculum di queste figure professionali, che hanno una responsabilità molto importante.
Nella seconda fase è operativa la complessa e lunga attività estrattiva, attraverso un primo pozzo esplorativo. I rischi in questa fase aumentano esponenzialmente. Ritorna dunque il discorso dell’inquinamento acustico. Difatti una trivella che opera per giorni e mesi, inevitabilmente provocherà un rumore costante che andrà a disturbare per un lungo periodo di tempo i Cetacei presenti nella zona. Se quest’area fosse un habitat cruciale, per attività di predazione stagionale o di parto e cura della prole, i mammiferi si vedrebbero costretti ad essere allontanati con conseguenze molto gravi per il loro complesso sistema sociale e per la loro biologia. A questo si somma l’inquinamento chimico. Per trivellare un pozzo vengono utilizzati i cosiddetti “fanghi e fluidi perforanti”, miscele di sostanze altamente tossiche e a volte anche radioattive. L’impatto ambientale è altissimo non solo direttamente sui Cetacei ma anche su tutta la catena trofica.
Nella terza fase di costruzione di una piattaforma permanente ritornano tutti gli impatti già precedentemente descritti. Per costruire una piattaforma si può immaginare l’inquinamento acustico che si viene a generare. Una piattaforma svolge attività estrattive per oltre 30 anni e l’inquinamento chimico dovuto alle sostanze perforanti e agli inevitabili e costanti sversamenti, anche se di piccole quantità, andranno a contaminare indelebilmente l’ecosistema fino a farlo morire lentamente in silenzio. E quando finisce la “carriera” di una piattaforma? Inizierà allora l’attività di smantellamento con ulteriori impatti ambientali.
La degradazione dell’habitat risulterà irreversibile e l’ecosistema marino, in tutte le sue componenti animali e vegetali, sarà completamente distrutto. Un quadro che va a ritrarre un mare privo di vita. E le attività connesse a tutte queste fasi? Stoccaggio degli idrocarburi, traffico navale, emissioni in atmosfera, rischio di scoppi e sversamenti etc. etc. I Cetacei che vivono in un mare in cui sono presenti queste attività, rischiano la vita costantemente in maniera diretta o indiretta, a breve e a lungo termine. Il bioaccumulo di sostanze inquinanti lungo tutta la catena trofica può compromettere il sistema immunitario fino ad esporre questi esemplari alle patologie più comuni.
Uno studio dell’Istituto di Ricerca Tethys sottolinea come una delle principali cause di morte di origine antropica per la Balenottera comune e il Capodoglio sia rappresentata dalle collisioni con le imbarcazioni”. In Mediterraneo le collisioni con le navi sono all’ordine del giorno e un intenso traffico, legato allo stoccaggio o allo spostamento del personale da e verso i centri di estrazione petrolifera, rappresenta quindi un serio e reale pericolo per queste creature.
I Cetacei sono animali intelligentissimi, di abitudini pelagiche o stanziali in diverse aree in base alle stagioni più favorevoli per la loro complessa vita. Nonostante questo, non sono in grado di prevedere che un’imbarcazione emetta suoni stordenti, che una piattaforma riversi nel proprio habitat sostanze tossiche, che il loro peregrinare sia intercettato da navi che potrebbero provocargli ferite invalidanti, che le loro prede abituali siano contaminate o che il luogo dove ogni anno vanno a partorire sia occupato da attività antropiche che impediscono il loro quieto vivere.
Ricordiamoci che ciò che subiscono questi animali, indirettamente ricadrà anche sulla nostra salute di esseri umani: siamo due specie all’apice della catena trofica e utilizziamo entrambe le risorse marine.
La prossima volta esamineremo la possibilità che ogni cittadino possiede di tutelare questi straordinari animali, partecipando attivamente alle decisioni democratiche sui permessi relativi ai progetti di ricerca di idrocarburi nei mari italiani.
Per maggiori informazioni: http://dorsogna.blogspot.it

Guido Pietroluongo


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