Pubblicato su Altraeconomia.it (leggi articolo originale)
Chi arriva sul Monte Amiata, ammira i suoi 1738 metri, scopre la sua storia di antico vulcano, coglie i paesaggi mozzafiato coronati dai faggi, i profumi intensi, il verde, il giallo ed il marrone, tutto si aspetta tranne che l'area viva una querelle ambientale. La disputa riguarda le centrali geotermiche di Bagnore, che per l'Enel sono una fortuna. Velio Arezzini, consigliere di minoranza del Comune di Abbadia San Salvatore, e capogruppo della lista civica "Per Abbadia", ricorda che sull'Amiata si parla di geotermia già dalla fine degli anni Cinquanta. Sullo sfondo, un rapporto “contrastato” tra il gruppo multinazionale italiano ed il territorio amiatino, incastonato tra la Val d'Orcia, la Maremma e la Val di Chiana, nelle province di Grosseto e Siena.
Dapprima -sul finire degli anni Ottanta- i comuni dell'area riescono a bloccare il Piano di sviluppo “Enel 2000”, che prevedeva la perforazione di decine di pozzi e la messa in opera di ben 22 centrali.
Chi arriva sul Monte Amiata, ammira i suoi 1738 metri, scopre la sua storia di antico vulcano, coglie i paesaggi mozzafiato coronati dai faggi, i profumi intensi, il verde, il giallo ed il marrone, tutto si aspetta tranne che l'area viva una querelle ambientale. La disputa riguarda le centrali geotermiche di Bagnore, che per l'Enel sono una fortuna. Velio Arezzini, consigliere di minoranza del Comune di Abbadia San Salvatore, e capogruppo della lista civica "Per Abbadia", ricorda che sull'Amiata si parla di geotermia già dalla fine degli anni Cinquanta. Sullo sfondo, un rapporto “contrastato” tra il gruppo multinazionale italiano ed il territorio amiatino, incastonato tra la Val d'Orcia, la Maremma e la Val di Chiana, nelle province di Grosseto e Siena.
Dapprima -sul finire degli anni Ottanta- i comuni dell'area riescono a bloccare il Piano di sviluppo “Enel 2000”, che prevedeva la perforazione di decine di pozzi e la messa in opera di ben 22 centrali.