mercoledì 17 settembre 2014

Decreto "DistruggItalia" - Serve mobilitazione

Di seguito il comunicato preparato per la conferenza stampa che alcune associazioni hanno tenuto ieri mattina a Pescara.

Associazione Nuovo Senso Civico
Comitato NoTriv Abruzzo
Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua
Comitato gestione partecipata del territorio di Bomba
Comitati Cittadini di Salvaguardia dell'Ambiente
Zona ventidue S. Vito

Comunicato stampa del 16/09/2014

DECRETO “SBLOCCA L'ITALIA”...DISTRUGGENDO IL BELPAESE E L'ABRUZZO.
DOBBIAMO E POSSIAMO FERMARLO!
SERVE LA MOBILITAZIONE DELLA COMUNITA' ABRUZZESE
Il Governo Renzi nel cosiddetto Decreto “Sbocca Italia – Italia fossile” sancisce la trasformazione dell'Abruzzo con la deriva petrolifera segnandone il futuro per i prossimi decenni con inquinamento, arretratezza e sottosviluppo. Nei prossimi due mesi dovrà essere convertito in Legge dal Parlamento: dobbiamo fermare questo scempio mobilitandoci per il nostro mare e per la nostra terra.
Nel Decreto si fa esplicito riferimento all'applicazione concreta della Strategia Energetica Nazionale che prevede la trasformazione dell'Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi. Tale Strategia è stata voluta da un governo non eletto presieduto da Monti, con il ministro Passera, lo stesso che ha fortemente voluto la riduzione dei divieti per le trivellazione nel limite delle 12 miglia marine, riesumando progetti petroliferi come Ombrina, Elsa e Rospo Mare. Il Decreto anticipa la riforma della Costituzione con l'accentramento del potere a Roma nell'esecutivo senza alcun ruolo per i cittadini e i territori.
Una concezione antidemocratica che è ben visibile leggendo questo Decreto che prevede:
-il riconoscimento del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi: gassificatori, gasdotti, stoccaggi di gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi, Qualsiasi norma inserita in un piano per la tutela paesaggistica e ambientale (ad esempio un piano di un parco nazionale) potrà essere superata per la realizzazione dei gasdotti.
-la realizzazione di queste attività con procedure di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità con tanto di apposizione di vincolo preordinato all'esproprio dei terreni.
-il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione. Un grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento, potranno reclamare "un diritto acquisito" per lo sfruttamento del patrimonio dello Stato.
-tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma saranno sottratte alle regioni e assegnate allo Stato, con conseguente accentramento dei poteri a discapito del diritto dei cittadini che abitano su territorio di far sentire la propria voce.
-la possibilità di autorizzare con pochissimi studi a supporto attività di estrazione "sperimentali" in mare nelle aree a confine con altri paesi, per 5 anni rinnovabili per altri 5. In un mare chiuso come l'Adriatico, fonte di reddito per milioni di italiani, e in zone a fortissimo rischio di subsidenza, invece di garantire il livello massimo di protezione dell'ambiente si da il via libera con sufficienza allo sfruttamento degli idrocarburi.
Gli allarmi sui cambiamenti climatici causati dalle emissioni dell'economia del petrolio sono ormai quotidiani ma il Governo pensa ad aumentare la produzione di idrocarburi e non a uscire dalla dipendenza energetica assicurando la produzione dell'energia da sole, acqua e vento.
Il Governo condanna l'Abruzzo all'arretratezza connessa ad un'economia del passato, “fossile” appunto, lanciando la nostra Terra su un binario ormai morto dell'economia. I consumi di petrolio per la mobilità possono essere ridotti ed azzerati a breve, con l'avvento delle auto ibride ed elettriche che stanno avendo un boom e che entro sei anni diventeranno concorrenziali. Le regioni, come la Basilicata, che da decenni hanno visto sorgere impianti petroliferi e aumentare l'inquinamento, hanno un'economia ferma, con disoccupati alle stelle ed emigrazione continua. Già oggi l'Abruzzo è su un altro percorso e, oltre ad aver puntato sui parchi, consuma il 60% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili.
Si arriva al paradosso che le produzioni viti-vinicole, il paesaggio della costa dei trabocchi e in generale il nostro territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.
I comitati lanciano quindi un appello all'intera comunità abruzzese affinché si mobiliti con tutte le sue forze e componenti per evitare che la Regione Verde d'Europa abbia per decenni un futuro nero petrolio.
Alle associazioni, comitati, categorie sociali ed economiche, alle istituzioni e alle diocesi chiediamo di aderire alla mobilitazione attivandosi ognuno secondo le proprie forze e modalità organizzative e comunicative. Il Decreto sarà esaminato dal Parlamento nelle prossime settimane e dalla sua pubblicazione vi sono due mesi di tempo per la conversione in Legge. Scaduto questo termine il Decreto decade.
Noi Comitati ci impegniamo a:
-realizzare incontri capillari sul territorio per illustrare i contenuti del Decreto alla popolazione;
-ad organizzare sit-in e blitz in momenti pubblici;
-ad attivare una petizione per raccogliere le firme per la modifica della Strategia Energetica Nazionale e per una riforma della Costituzione rispettosa dei diritti dei territori;
-ad organizzare un momento di incontro pubblico con i rappresentanti alla Camera nella Commissione Ambiente;
-contattare gli altri comitati che nelle altre regioni si stanno mobilitando contro il Decreto per organizzare la mobilitazione a livello nazionale, visto che, tra l'altro, contiene un elenco lunghissimo di scelte scellerate per l'ambiente e la salute, dagli inceneritori alle norme sull'acqua, dalle grandi opere – grandi affari alle bonifiche.
Al Consiglio regionale e al Presidente della Regione Luciano D'Alfonso chiediamo:
-la convocazione immediata di un Consiglio regionale straordinario con il quale si prendano le distanze dai contenuti del Decreto in materia e si chieda al Parlamento di non convertirlo in legge;
-il supporto alle forme di lotta dei cittadini con prese di posizione chiare sul Decreto sia dal punto di vista mediatico che nelle sedi istituzionali nonché la partecipazione alle iniziative di contrasto.
Ai parlamentari chiediamo:
-di opporsi alla conversione in legge del decreto votando no anche in caso di apposizione della questione di fiducia da parte el Governo, perché non si può svendere il territorio abruzzese e la sua economia per decenni.
Agli enti e alle istituzioni chiediamo:
-di votare e trasmettere al Governo e al parlamento ordini del giorno, delibere e atti contrari al decreto nonché di sostenere le iniziative che i cittadini e i movimenti metteranno in campo.

Il testo completo del Decreto (gli articoli che riguardano gli idrocarburi sono gli Artt.36,37 e 38):

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